Come pescare la trota in lago col galleggiante
La pesca alla trota nei laghetti, detta anche trota lago, è una tecnica tutta italiana. Nata sul finire degli anni '80 nel nord Italia, dove si era soliti pescare trote nelle ex cave trasformate in laghetti, si è consolidata come specialità preferita da tanti pescatori in tutte le regioni della penisola.
Trattasi di una disciplina che punta in modo inequivocabile alla cattura delle trote iridee in laghetti a pagamento, sia di origine semi-naturale che totalmente artificiale, dove c'è l'immissione di materiale ittico adulto destinato alla pesca. La si può praticare secondo i dogmi della tremarella, dello striscio e dell'intramontabile galleggiante.
È proprio di quest'ultimo tipo di pesca alla trota in laghetto che parleremo quest'oggi, perché ben si addice al periodo invernale quando le trote sono ferme sul fondo e non vogliono proprio saperne di inseguire esche che si muovono roteando in acqua.
Pesca alla trota nei laghetti col galleggiante: quali montature usare
Esistono tre montature per la pesca alla trota in laghetto col galleggiante. Il "modello da trota", la "penna" e il "tappo". Vediamoli uno per volta.
Il modello da trota
La prima prevede un galleggiante specifico da trota, che ha una forma identica a quella di altri galleggianti in commercio ma non presenta lo starlight. In alcuni casi può presentare una bombatura nella parte superiore o un "buco" attraverso il quale passa internamente il monofilo.
Per completare la montatura bisogna far passare il galleggiante sul monofilo, posizionare poi un vetrino, una perlina, una girella tripla ed un terminale di almeno 50 centimetri (meglio se 80/100) dello 0,12 armato con un amo da trota del n°8.
Per quanto concerne la piombatura del galleggiante, occorrerà superare la portata del galleggiante seguendo una logica ben precisa:
- Galleggiante da tre grammi, vetrino del n°4;
- Galleggiante da 4 grammi, vetrino del n°5.
Il peso specifico del vetrino compenserà la portata del galleggiante tarandolo completamente solo con un po' di piombatura in eccesso.
La pesca dovrà essere condotta o sul fondo o in superficie. Qualora le trote non dovessero essere visibili a pelo d'acqua, concentriamoci direttamente sul fondo. Innescheremo una o due camole, poi lanciamo e attendiamo che il galleggiante si tari completamente. Il "gioco" inizia con il recupero, che dovrà essere discontinuo, con giri di manovella e successivi stop, con intervalli di 10 o 15 secondi. Solitamente l'abboccata avviene proprio durante i micro-momenti tra un recupero ed uno stop.
La penna
La pesca con la penna è la seconda variante della trota lago col galleggiante. Probabilmente è la conosciuta e più praticata in Italia perché risulta semplice, efficace e di realizzazione quasi immediata. Inoltre, è una tecnica ibrida, che si pone a metà tra la tremarella e lo striscio, ovviamente formulata con un galleggiante.
Per realizzare al meglio la montatura da pesca a trota lago, bisogna scegliere una penna di pavone specifica per la trota, con portata da 3 o 4 grammi. La fermeremo sul trave con gli appositi gommini e ci infileremo altresì una torpille da 3 o 4 grammi che sarà fermata da una girella tripla.
Il terminale dovrà essere più corto, tra i 40 e 60 centimetri, possibilmente dello 0,12 o 0,14. Completerà il tutto un amo del n°8 in caso di trote non molto sospettose, oppure un amo del 10 o del 12 per trote più diffidenti. L'innesco sarà costituito da un lombrico intero, due camole, oppure pastella da trota.
La pesca si svolge allo stesso modo della famigerata tremarella: si lancia, si recupera in modo continuo effettuando movimenti sussultori con la canna. Si rallenta leggermente, senza smettere di recuperare, si attende che il galleggiante diventi perpendicolare alla superficie dell'acqua. Si riparte, e poi ancora rallentamento per ripartire nuovamente. Le mangiate si verificheranno nell'intermezzo. In alcuni casi potrebbero anche accadere immediatamente dopo il lancio, quando il galleggiante si stabilizzerà grazie al peso della zavorra.
Il "tappo" o pallina
La terza montatura per la pesca alla trota in lago col galleggiante è la cosiddetta "pallina" o "tappo", chiamata diversamente a seconda delle zone. Rappresenta un vero jolly in giornate difficili, quando le trote non vogliono proprio saperne di mangiare a causa del tempo o degli sbalzi di pressione atmosferica.
Per praticarla al meglio bisogna costruire una lenza un po' articolata, ma non impossibile. Prima di tutto bisognerà far passare la pallina da trota sul trave. Si legherà il trave ad una prima girella tripla. Ad essa aggiungeremo uno spezzone di filo di 50/80 centimetri, la cui estremità sarà chiusa da un'altra girella tripla.
Sullo spezzone stringeremo dai 7 ai 10 pallini di piombo a perfetta taratura del galleggiante. I pallini più grossi andranno posizionati sotto, quelli più piccoli sopra, al contrario di una lenza classica da bolognese. Il terminale, infine, sarà composto da 40/60 centimetri dello 0,12, con ami da trota che spazieranno dall'8 al 12.
Prima di iniziare a pescare, sarà d'uopo sondare o decidere di pescare in superficie in caso di trote a pelo d'acqua. Lanciata la pallina, si recupererà lentamente, senza particolar fretta. La pallina galleggiante faciliterà l'individuazione della lenza e dei cerchi concentrici che la stessa emetterà durante il movimento sussultorio.
Dapprima come una lumaca, poi un po' più velocemente, cercando di mantenere sempre i cerchi concentrici nell'acqua. Quando la trota abboccherà, vedremo scomparire la pallina: è questo il momento d'oro per completare la cattura con un metodo un po' rozzo, ma di grande validità!
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