Come pescare i cefali: guida per la pesca del muggine
La pesca al cefalo è una delle specialità più sportive che esistano nel panorama alieutico. È una pesca di precisione, che richiede un approccio metodico sia a livello di attrezzature, sia di esche e di montature. È tra le pesche più raffinate che esistano: si impiegano canne e mulinelli leggeri, lenze capillari, ami di piccola dimensione ed esche delicate.
Una sfida spesso a vantaggio del re indiscusso dei mari, che rappresenta sicuramente un punto di arrivo del pescatore evoluto, e mai un punto di partenza. Oggi scopriremo come pescare i cefali attraverso una guida completa per la pesca del muggine nei suoi ambienti più comuni, come il porto o la scogliera.
Il cefalo o muggine: dove vive e cosa mangia
Il cefalo è un pesce appartenente alla famiglia dei mugilidi (da qui il nome muggine) che vive in acque salate o salmastre. La sua distribuzione è molto uniforme lungo la penisola italiana, quindi è possibile pescarlo praticamente ovunque. Non vive solo in mare ma, essendo un eurialino (pesce che si adatta anche a livelli di salinità particolarmente bassi), si spinge anche all’interno delle foci dei fiumi e arriva anche a oltre 30 km da esse.
Tuttavia la sua pesca si svolge principalmente all’interno dei porti e dalla scogliera, in zone con acque placide e non particolarmente veloci. Vive sia sul fondo, sia in superficie. La specie che frequenta la superficie è detta “cefalo schiumarolo” o “cefalo gargia d’oro”, mentre la specie che si trova spesso in profondità è chiamata “cefalo calamita” o “cefalo bosega”. Hanno una dieta molto varia ma si cibano principalmente di scarti di pesce, erba, materiale organico, invertebrati. Le sue carni non sono molto prelibate, infatti non eccellono per il sapore però risultano discrete e buone da mangiare.
Attrezzature e montature per la pesca al cefalo
La pesca al cefalo si svolge con tre attrezzi: canna fissa, canna bolognese e canna all’inglese in tre pezzi. Parleremo delle prime due perché sono le più utilizzate, anzi le più praticate. Per pescare il cefalo occorre dotarsi di una lunga canna fissa come una 7, una 8 o una 9 metri. Oppure, se siete amanti di canna e mulinello, potete acquistare una bolognese di 6 o 7 metri (misure particolarmente versatili) a cui abbinare un mulinello taglia 2.500/3.000 al massimo.
L’azione della canna deve essere morbida, al massimo medio-rigida. Ciò è rilevante sia per garantire il massimo divertimento in fase di recupero, sia perché bisognerà lanciare lenze poco pesanti, che non supereranno i due grammi di peso. Esistono due montature principali per la pesca ai muggini: spallinata o torpille. La spallinata è composta da una corona di 8/10 pallini da 1 a 2 grammi in totale, disposta in massimo 20 centimetri di lenza, a cui seguirà la girella e un doppio terminale a forcella di 50/60 centimetri circa.
La lenza con la torpille prevede, invece, la sola torpille fermata dalla girella a cui si applicherà un doppio terminale di 40/50 centimetri. Nello schema è possibile approfondire la composizione della lenza per iniziare a pescare il cefalo. La lenza madre sarà costituita da un buon 0,14/0,16 in bobina, mentre i terminali avranno un diametro dello 0,12/0,10/0,08. Per ciò che concerne gli ami, è buona norma utilizzare misure molto piccole, come il 16 o il 18 a gambo lungo.
Pasturazione ed esche
Il cefalo non è un pesce solitario, anzi ama vivere in gruppo. Pasturare è fondamentale per richiamare i folti branchi di cefali che vanno alla ricerca di cibo. Un buon quantitativo di pastura, utile per una sessione di pesca di tre o quattro ore, è composto da:
- 1 kg di pastura da cefalo, possibilmente bianca e a grana fine e al gusto formaggio;
- 250 grammi di pane grattugiato;
- Un tappo di attrattore per pasture da mare.
Potremmo aggiungerci un pizzico sarde macinate o dell’olio di sarda per completare il tutto. Le esche più adatte, invece, sono:
- pan bauletto;
- pan carrè;
- pane genovese a fiocco;
- mollica di pane;
- filetto di sarda;
- pastella pronta al formaggio.
Vanno provate tutte volta per volta, perchè la resa dipende molto dall’appetito dei cefali e dalle abitudini alimentari che cambiano da zona a zona. Il pan bauletto, però, risulta essere forse il compromesso migliore tra resistenza all’amo e praticità. Va bagnato, poi strizzato, disposto su un panno e usato a piccole “strisce” innescate sull’amo.
Divertirsi pescando il cefalo
La pesca al cefalo si svolge quasi sempre sul fondo. In porto o dalla scogliera, il cefalo ha l’abitudine di popolare gli strati più bassi del mare. Dopo aver sondato a dovere, lanceremo delle palle di pastura, innescheremo il pan carrè o la pastella e inizieremo a pescare. L’abboccata del pesce è molto particolare: il galleggiante può affondare repentinamente, oppure può “spiombare” ossia disporsi parallelamente alla superficie dell’acqua. Il cefalo tintilla spesso l’amo, sia perché è un avversario sospettoso, sia perché non ha un apparato dentale molto forte; non è raro che succhi l’esca e poi la sputa una volta fiutato l'inganno dell'amo.
Scomparso il galleggiante sotto la superficie dell'acqua, effettueremo una ferrata e cominceremo a combattere con sua maestà il muggine! Tenterà di divincolarsi, di nascondersi negli ostacoli sommersi, oppure guizzerà fuori dall’acqua regalando uno spettacolo fatto di tuffi e capriole. La canna, bolognese o fissa, si piegherà all’inverosimile, e contribuirà a stancare il pesce. Quando avrà smesso di sfogare tutta la sua rabbia, il cefalo si lascerà andare nel guadino. Toccherà a noi slamarlo e rilasciarlo, per contribuire a salvaguardare il mare e ringraziare la preda per averci donato un po’ di divertimento, lontano dalla routine quotidiana.
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